
Il postino a Calvizzano non bussa neanche una volta e il cittadino si dispera. I sempre più frequenti mancati recapiti postali stanno creando grossi disagi. Bollette, riviste, mandati di pagamento, avvisi giudiziari sempre più spesso non arrivano al destinatario, provocando disagi. A qualche famiglia, pare che l’Enel abbia staccato la luce per morosità. In un quartiere si verifica il paradosso che il postino consegna la posta solo sul lato destro, perché il lato sinistro non rientra nelle sue competenze. Alla base della pesante disfunzione, ci sarebbe la mancanza di postini: attualmente l’intero territorio è servito solo da due portalettere, invece dei quattro previsti in organico. Ma perché non si provvede a rimpiazzarli?
«A me – afferma uno dei postini, che preferisce l’anonimato, per paura di qualche ritorsione – spetterebbe smistare 35 Kg di posta giornaliera, invece me ne sorbisco 50 e, nonostante tutto, rimane a terra ancora tanta posta inevasa. I nostri superiori, purtroppo, ci dicono che non è possibile assumere nuovo personale e che non è possibile pagare nemmeno un euro di straordinario: per battere la concorrenza dobbiamo ridurre i costi, altrimenti siamo poco competitivi».
Parole eloquenti che fanno capire chiaramente quale sia la fonte del disagio.
Tantissimi cittadini, comunque, in questi giorni, hanno preso di mira il piccolo ufficio di corso Mirabelli: vogliono una risposta a tutte queste disfunzioni.
«I portalettere non dipendono dal nostro ufficio – afferma la giovane direttrice, Filomena Invito – Capisco le lamentele della gente, ma io non ho potuto fare altro che segnalare il caso al responsabile dello smistamento recapiti che si trova a Marano».
Insomma, il servizio postale non funzione e il cittadino soffre, intanto c’è chi minaccia di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, ipotizzando, contro le Poste, il reato di interruzione di pubblico servizio.
Ma non è solo il caos recapiti a turbare la quotidianità degli utenti: vanno aggiunti i disservizi che aumentano giorno dopo giorno all’unico ufficio postale presente sul territorio. Disservizi che non dipendono certamente dagli impiegati che lavorano con grande abnegazione e fanno più del loro dovere, ma dipendono dalle deficienze strutturali. Il problema si risolverebbe con il reperimento di nuovi locali più ampi o con l’apertura di un secondo ufficio postale nella nuova zona residenziale.
Ma in tutto questo la politica dove è andata a finire?
La cosa certa è che a Calvizzano sembra essere tornati a più di dieci anni fa, quando il direttore Antonio Tipaldi, girava col fischietto e la borsa a tracolla per recapitare la posta ai cittadini. All’epoca i calvizzanesi, per ricevere qualche missiva, dovevano raccomandarsi a Dio.
«A me – afferma uno dei postini, che preferisce l’anonimato, per paura di qualche ritorsione – spetterebbe smistare 35 Kg di posta giornaliera, invece me ne sorbisco 50 e, nonostante tutto, rimane a terra ancora tanta posta inevasa. I nostri superiori, purtroppo, ci dicono che non è possibile assumere nuovo personale e che non è possibile pagare nemmeno un euro di straordinario: per battere la concorrenza dobbiamo ridurre i costi, altrimenti siamo poco competitivi».
Parole eloquenti che fanno capire chiaramente quale sia la fonte del disagio.
Tantissimi cittadini, comunque, in questi giorni, hanno preso di mira il piccolo ufficio di corso Mirabelli: vogliono una risposta a tutte queste disfunzioni.
«I portalettere non dipendono dal nostro ufficio – afferma la giovane direttrice, Filomena Invito – Capisco le lamentele della gente, ma io non ho potuto fare altro che segnalare il caso al responsabile dello smistamento recapiti che si trova a Marano».
Insomma, il servizio postale non funzione e il cittadino soffre, intanto c’è chi minaccia di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, ipotizzando, contro le Poste, il reato di interruzione di pubblico servizio.
Ma non è solo il caos recapiti a turbare la quotidianità degli utenti: vanno aggiunti i disservizi che aumentano giorno dopo giorno all’unico ufficio postale presente sul territorio. Disservizi che non dipendono certamente dagli impiegati che lavorano con grande abnegazione e fanno più del loro dovere, ma dipendono dalle deficienze strutturali. Il problema si risolverebbe con il reperimento di nuovi locali più ampi o con l’apertura di un secondo ufficio postale nella nuova zona residenziale.
Ma in tutto questo la politica dove è andata a finire?
La cosa certa è che a Calvizzano sembra essere tornati a più di dieci anni fa, quando il direttore Antonio Tipaldi, girava col fischietto e la borsa a tracolla per recapitare la posta ai cittadini. All’epoca i calvizzanesi, per ricevere qualche missiva, dovevano raccomandarsi a Dio.
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